21 dicembre 2015

A Trieste, il museo della guerra per la pace


Un visionario quanto appassionato collezionista morto tra i suoi pezzi d'antan nel rogo di un magazzino, dove dormiva in una bara; migliaia di documenti, cimeli, cannoni e mezzi militari del Novecento stipati in diversi siti a Trieste e dintorni; un'ex caserma di primo Novecento restaurata in chiave avveniristica e trasformata in museo della pace dove si mostra la guerra per educare a non combattere più.
Mille storie si intrecciano convergendo oggi in un unico punto di fuga: in via Cumano 22, a Trieste, dove l'ex caserma «Duca delle Puglie» è divenuta, quasi per ossimoro, il «Museo della guerra per la pace, Diego de Henriquez».

15 dicembre 2015

Alessandro Barbero, a 200 anni dalla battaglia di Waterloo

Ascoltandolo par di rivivere atmosfere medievali o le grandi battaglie che sconvolsero l'Europa nell'età moderna. Studioso che sa farsi leggere – nei suoi saggi come nei romanzi – ma che sa anche affascinare il pubblico dei festival culturali o dei programmi televisivi, lo storico piemontese Alessandro Barbero, venerdì 11 dicembre, era a Verona, alla Società Letteraria, ospite dell'Istituto per la Storia della Resistenza e dell'età contemporanea. Con la conferenza Waterloo, i duecento anni della battaglia che ha cambiato l'Europa ha fatto calare gli ascoltatori nella campagna della Vallonia, al 18 giugno del 1815, quando la sconfitta di Napoleone contro gli eserciti della settima coalizione, guidati dall'inglese duca di Wellington e dal feldmaresciallo prussiano von Blücher, preludio dell'esilio a Sant'Elena, si scolpì nella Storia. 

2 novembre 2015

L'Italia senza meta. Intervista a Emilio Gentile

«L'Italia sta affrontando una lunga transizione senza meta», ma, senza pessimismi, resta un fenomeno da osservare e comprendere con realismo. È il compito dello storico, secondo Emilio Gentile, professore emerito dell'università La Sapienza di Roma. Teorico dell'Italia «senza padri», massimo esperto della storia del Fascismo e storico italiano più tradotto all'estero, è stato di recente a Verona, ospite dell'Istituto per la Storia della Resistenza e dell'età contemporanea di Verona.

18 luglio 2015

Negare: fase finale di un genocidio

L'Arena, 10 luglio 2015, di Maria Vittoria Adami

La Russia ha votato «No» alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu che condanna il massacro di Srebrenica e che è considerata dalla Serbia un'umiliazione. Ha bloccato così l'adozione della risoluzione, negando il genocidio. Un ritorno indietro di oltre dieci anni: nel 2004 il Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra della Ex Yugoslavia (IctY) riconosce, per il massacro di Srebrenica, la parola «Genocidio».

Srebrenica: vent'anni fa, l'ultimo genocidio

L'Arena, 10 luglio 2015, di Maria Vittoria Adami

Ludvo, Hamed, Almir e Dzemal hanno 16 anni. Sono quattro degli 8.372 bosniaci musulmani rastrellati attorno a Srebrenica tra il 9 e l'11 luglio 1995 dalle truppe serbo-bosniache di Ratko Mladić. Condotti su camion e pullman pubblici nelle scuole, dove oggi i bimbi fanno lezione, o nelle fabbriche della zona, vengono lì torturati e assassinati. Quindi sepolti in una fossa comune. Poi dissotterrati. E risepolti altrove. Nascosti, smembrati, resi irriconoscibili.

25 maggio 2015

La quinta medaglia?

Lungo la Strada degli artiglieri di Rovereto, in località Costa Violina, c'è una lapide commemorativa per il tenente colonnello Giulio Marinetti, nato a Verona il 4 giugno 1877, da Luigi Gaetano e da Sofia Bracco. Conquistò tre medaglie: una d'argento nel 1916 sull'Altopiano di Asiago; una di bronzo sul monte Debeli, sul Carso, nel 1917; infine quella d'oro al valor militare per aver combattuto nella battaglia del Solstizio nel 1918, a Croce di Piave di Musile.

2 marzo 2015

Grande Guerra, le quattro medaglie d'oro di Verona

Verona, tra i suoi soldati, annovera quattro medaglie d'oro al valore militare. Tra i 7.500 caduti scaligeri sui campi di battaglia della Grande guerra ci sono Carlo Ederle, Giovanni Camozzini e Tolosetto Farinata degli Uberti di Verona e Felice Chiarle nato a Peschiera.

19 febbraio 2015

Gli italiani «austriaci», in Galizia, raccontati da Rumiz


(L'Arena, 18 febbraio 2015). Per loro, la guerra cominciò prima. Per i centomila soldati trentini e giuliani che indossarono la «montura», la divisa austroungarica, la partenza per il fronte arrivò un anno in anticipo, nell'agosto del 1914. Meta: la Galizia, frontiera orientale tra l'Austria-Ungheria e l'impero dei Romanov, oggi compresa tra Polonia e Ucraina.
Lasciarono la casa in terra asburgica, vi tornarono che erano italiani, a guerra finita e, alcuni, dopo anni di prigionia in Siberia. Ma non furono accolti a braccia aperte da un Paese che non intendeva (furono diffuse precise informative) commemorare gesta e caduti di ex-nemici.

Dove parlo di storia questa settimana

Martedì 3 dicembre alle 21 chiacchiero su Lucia con la professoressa Isabella Roveroni . Saremo al centro sociale di Quaderni di Villafranca...