A capo
della Settima batteria del 34mo Reggimento artiglieria campagna, in
località Croce, doveva ritardare l'avanzata dell'esercito
austroungarico che era riuscito a sfondare il fronte del Piave e ad
avanzare di qualche chilometro verso ovest. Il suo gruppo resistette
eroicamente perdendo molti uomini, tra cui il capitano Ottorino
Tombolan Fava con il quale Marinetti è ricordato in alcune targhe
commemorative che li vogliono morti entrambi sul campo.
Ma le ipotesi sulla sorte di Marinetti sono diverse: c'è chi sostiene
non sia caduto a Croce, ma successivamente, tanto da essere nominato
poi Generale. E chi, invece, ritiene sia morto il 15 giugno 1918, per
le gravi ferite riportate sul campo nell'ultimo assalto nemico, come
riporta anche la motivazione del conferimento della medaglia d'oro:
«Comandante di un gruppo di batterie situate in una posizione
avanzata, attese con sicuro animo l'annunciato sferrarsi dell'attacco
nemico. Rimaste isolate le batterie e avuto l'ordine di resistere
fino all'estremo, con la presenza e con l'esempio, incoraggiò
l'ultima difesa, perché potessero essere tratte in salvo le batterie
pesanti. Essendo state accerchiate alcune delle sue batterie, ordinò
il fuoco di repressione sulle colonne avversarie, che ne trascinavano
prigionieri i pochi serventi rimasti. Quindi, viste perdute le
rimanenti batterie, raccolse i pochi superstiti nella casa del
comando di gruppo e quivi si difese accanitamente col fucile e con
bombe a mano finché, colpito al petto da una bomba lanciatagli da un
avversario e gravemente ferito, si rovesciava all'indietro col suo
consueto sorriso sulle labbra gridando: “Viva l'Italia!”».
(Ringrazio Luca Antonioli per la segnalazione di questa storia)
(Ringrazio Luca Antonioli per la segnalazione di questa storia)
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