di Maria Vittoria Adami
La figura esile, gli occhi scuri
espressivi, i capelli castani raccolti in una treccia avvolta sul
capo e la passione per lo studio. Il 12 dicembre 1959 moriva, a 48
anni, Lucia Nutrimento, professoressa di storia e filosofia al liceo
Scipione Maffei e uno dei pochi volti femminili nell’ambiente,
quasi in toto maschile all’epoca, dell’Accademia di agricoltura
scienze e lettere. Tra i fondatori del circolo filosofico Giuseppe
Zamboni, filosofa autrice de La definizione del bene (1936),
di Sull’esito della filosofia (1941) e di saggi introduttivi
a Montesquieu, Fénelon, Constant, Vico e al Vangelo di San Giovanni,
Nutrimento è stata un’insegnante che ha lasciato il segno nel
cuore dei suoi studenti, in silenzio. Come in silenzio ha contributo
alla lotta antifascista per la libertà, soprattutto, delle idee.
Nata nel luglio 1911, è una giovane
laureata in lettere quando, nella Verona della Repubblica di Salò, veicola con
bigliettini nascosti nella sua treccia di capelli, messaggi segreti,
tenendo collegamenti con le formazioni partigiane. Distribuisce
pubblicazioni clandestine di «Giustizia e libertà» e viene
arrestata dall’Upi. Aiuta ricercati e detenuti, tra cui Norberto
Bobbio, tradotto agli Scalzi. Lo ha conosciuto durante gli studi per
la seconda laurea, in legge, per la quale attenderà la fine della
guerra per discutere la tesi, non volendo laurearsi sotto la
Repubblica di Salò.
Il connubio tra studio e ideali lo
applica poi all’insegnamento, suo mestiere fino all’ultimo giorno
di vita, nonostante una grave malattia: accompagnata in auto, dalla
sua residenza in salita Monte Grappa, l’ultimo anno tiene lezione
in un’aula al pianterreno del Maffei non potendo più salire le
scale. Ormai sfinita, il sabato del 12 dicembre, chiede al collega
Giovanni Dean di tenerla aggiornata sulla conferenza che avrebbe
tenuto Bobbio a Verona quel giorno. Ma non ne saprà nulla: morirà
poche ore dopo e lasciando nel completo strazio la madre, vedova,
Ginevra Cordioli, originaria di Villafranca e maestra di San Nicolò;
gli zii suor Umbertina e Augusto, padre dell’avvocato Sandro
Cordioli, cugino legato a Lucia, e fratello di Paola dalla quale è
nata Emanuela Zavetti, oggi unica erede della professoressa
Nutrimento.
È profondo il dolore tra colleghi,
amici e studenti che si legge nei necrologi su L’Arena,
pubblicati in quei giorni: del liceo Maffei che ricorda Nutrimento
«rimasta eroicamente al suo posto fino all’ultimo»; del circolo
Zamboni che sottolinea le «eccezionali doti d’ingegno e cultura,
la bellezza e il candore dell’anima e l’esempio impareggiabile di
fortezza» nel sopportare la sofferenza della malattia.
L’associazione dei Volontari della libertà, presieduta dal
generale Gaetano Cantaluppi, ricorda la sua «messaggera», «fragile
donna» dall’anima «intrepida, eroica, generosissima». Per gli
studenti della sezione B è un «purissimo esempio di dedizione al
dovere, dirittura morale, nobiltà di ingegno». E quel segno sugli
studenti si ritrova tuttora: «È stata l’insegnante più brava che
ho avuto», racconta oggi Angela Martucci Lanza, già professoressa
di latino e greco. «Il primo giorno di scuola entrò in classe e
scrisse alla lavagna: Ogni scelta è una rinuncia. Mai frase fu più
vera». Lanza ha preso a modello il metodo di insegnamento di
Nutrimento: «Partiva dai testi. L’ho imitata tutta la vita». E
ricorda la dedizione per i suoi studenti, vissuta con compostezza, ma
profondità: «Non era sposata e passava i pomeriggi in biblioteca
civica dove ci convocava, in ordine alfabetico, per indicarci libri
di lettura dei quali avremmo relazionato poi in classe. Ci voleva
bene, non ce lo faceva capire, lo dimostrava trattandoci con stima.
Quando ci portò all’ultimo anno ci guardò con le lacrime agli
occhi».
Casa Nutrimento brulica di studenti che
si preparano per gli esami finali o di ex studenti che in lei vedono
una guida. «In terza ci chiamava a gruppetti a casa sua e si
discuteva della materia, ci dava argomenti specifici, ci indicava
libri dicendoci: se fossi io a interrogarvi vi chiederei questo».
Foto fornita dall'allora studente Gianni Hochkofler nel riquadro |
Nutrimento pensa a formare coscienze,
più che a impartire nozioni rispettando la personalità dei suoi
ragazzi cui trasmette un grande e sconfinato amore per la libertà
dello spirito: «Il debito che ho contratto con lei è nella mia
presa di coscienza antifascista», racconta il professor Gianni Hochkofler, geologo e geografo oggi residente a Ginevra. «Da allora me
la porto dietro anche nello spazio. Nutrimento ha dedicato gli ultimi
mesi del suo corso di storia alle origini del fascismo e alle
violenze omicide dello squadrismo, alla guerra, alla Resistenza e al
25 aprile senza mai parlare della sua partecipazione personale»,
conclude Hochkofler che nel 1959 conclude il liceo. La foto che
conserva di quell’anno, nel cortile del Maffei, ritrae la
professoressa tra colleghi e studenti. È l’ultima classe che
Nutrimento porterà alla maturità. Nella foto ci sono il preside
Aldo Pasoli, il professore Bon di Greco, Lorenzo Cuppini di storia
dell'arte, Margherita Bussola di matematica e fisica, Pier Luigi
Laita di italiano e latino, Masoni di educazione fisica e don Aleardo
Rodella. Tra loro, studenti (Hochkofler nel riquadro) poi diventati
avvocati, medici, docenti universitari, scienziati di livello
internazionale come Giorgio Cavallari giunto al Cern ed Ezio Faccioli
ingegnere specializzato nello studio del comportamento del terreno
dopo un sisma (in alto quinto e quarto da destra).
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