27 marzo 2018

Lucia Nutrimento, filosofa e insegnante, faro di libertà dei giovani



Da L'Arena, 13 dicembre 2017, p.52
di Maria Vittoria Adami

La figura esile, gli occhi scuri espressivi, i capelli castani raccolti in una treccia avvolta sul capo e la passione per lo studio. Il 12 dicembre 1959 moriva, a 48 anni, Lucia Nutrimento, professoressa di storia e filosofia al liceo Scipione Maffei e uno dei pochi volti femminili nell’ambiente, quasi in toto maschile all’epoca, dell’Accademia di agricoltura scienze e lettere. Tra i fondatori del circolo filosofico Giuseppe Zamboni, filosofa autrice de La definizione del bene (1936), di Sull’esito della filosofia (1941) e di saggi introduttivi a Montesquieu, Fénelon, Constant, Vico e al Vangelo di San Giovanni, Nutrimento è stata un’insegnante che ha lasciato il segno nel cuore dei suoi studenti, in silenzio. Come in silenzio ha contributo alla lotta antifascista per la libertà, soprattutto, delle idee.
Nata nel luglio 1911, è una giovane laureata in lettere quando, nella Verona della Repubblica di Salò, veicola con bigliettini nascosti nella sua treccia di capelli, messaggi segreti, tenendo collegamenti con le formazioni partigiane. Distribuisce pubblicazioni clandestine di «Giustizia e libertà» e viene arrestata dall’Upi. Aiuta ricercati e detenuti, tra cui Norberto Bobbio, tradotto agli Scalzi. Lo ha conosciuto durante gli studi per la seconda laurea, in legge, per la quale attenderà la fine della guerra per discutere la tesi, non volendo laurearsi sotto la Repubblica di Salò.
Il connubio tra studio e ideali lo applica poi all’insegnamento, suo mestiere fino all’ultimo giorno di vita, nonostante una grave malattia: accompagnata in auto, dalla sua residenza in salita Monte Grappa, l’ultimo anno tiene lezione in un’aula al pianterreno del Maffei non potendo più salire le scale. Ormai sfinita, il sabato del 12 dicembre, chiede al collega Giovanni Dean di tenerla aggiornata sulla conferenza che avrebbe tenuto Bobbio a Verona quel giorno. Ma non ne saprà nulla: morirà poche ore dopo e lasciando nel completo strazio la madre, vedova, Ginevra Cordioli, originaria di Villafranca e maestra di San Nicolò; gli zii suor Umbertina e Augusto, padre dell’avvocato Sandro Cordioli, cugino legato a Lucia, e fratello di Paola dalla quale è nata Emanuela Zavetti, oggi unica erede della professoressa Nutrimento.
È profondo il dolore tra colleghi, amici e studenti che si legge nei necrologi su L’Arena, pubblicati in quei giorni: del liceo Maffei che ricorda Nutrimento «rimasta eroicamente al suo posto fino all’ultimo»; del circolo Zamboni che sottolinea le «eccezionali doti d’ingegno e cultura, la bellezza e il candore dell’anima e l’esempio impareggiabile di fortezza» nel sopportare la sofferenza della malattia. L’associazione dei Volontari della libertà, presieduta dal generale Gaetano Cantaluppi, ricorda la sua «messaggera», «fragile donna» dall’anima «intrepida, eroica, generosissima». Per gli studenti della sezione B è un «purissimo esempio di dedizione al dovere, dirittura morale, nobiltà di ingegno». E quel segno sugli studenti si ritrova tuttora: «È stata l’insegnante più brava che ho avuto», racconta oggi Angela Martucci Lanza, già professoressa di latino e greco. «Il primo giorno di scuola entrò in classe e scrisse alla lavagna: Ogni scelta è una rinuncia. Mai frase fu più vera». Lanza ha preso a modello il metodo di insegnamento di Nutrimento: «Partiva dai testi. L’ho imitata tutta la vita». E ricorda la dedizione per i suoi studenti, vissuta con compostezza, ma profondità: «Non era sposata e passava i pomeriggi in biblioteca civica dove ci convocava, in ordine alfabetico, per indicarci libri di lettura dei quali avremmo relazionato poi in classe. Ci voleva bene, non ce lo faceva capire, lo dimostrava trattandoci con stima. Quando ci portò all’ultimo anno ci guardò con le lacrime agli occhi».
Casa Nutrimento brulica di studenti che si preparano per gli esami finali o di ex studenti che in lei vedono una guida. «In terza ci chiamava a gruppetti a casa sua e si discuteva della materia, ci dava argomenti specifici, ci indicava libri dicendoci: se fossi io a interrogarvi vi chiederei questo».
Foto fornita dall'allora studente Gianni Hochkofler nel riquadro
Nutrimento pensa a formare coscienze, più che a impartire nozioni rispettando la personalità dei suoi ragazzi cui trasmette un grande e sconfinato amore per la libertà dello spirito: «Il debito che ho contratto con lei è nella mia presa di coscienza antifascista», racconta il professor Gianni Hochkofler, geologo e geografo oggi residente a Ginevra. «Da allora me la porto dietro anche nello spazio. Nutrimento ha dedicato gli ultimi mesi del suo corso di storia alle origini del fascismo e alle violenze omicide dello squadrismo, alla guerra, alla Resistenza e al 25 aprile senza mai parlare della sua partecipazione personale», conclude Hochkofler che nel 1959 conclude il liceo. La foto che conserva di quell’anno, nel cortile del Maffei, ritrae la professoressa tra colleghi e studenti. È l’ultima classe che Nutrimento porterà alla maturità. Nella foto ci sono il preside Aldo Pasoli, il professore Bon di Greco, Lorenzo Cuppini di storia dell'arte, Margherita Bussola di matematica e fisica, Pier Luigi Laita di italiano e latino, Masoni di educazione fisica e don Aleardo Rodella. Tra loro, studenti (Hochkofler nel riquadro) poi diventati avvocati, medici, docenti universitari, scienziati di livello internazionale come Giorgio Cavallari giunto al Cern ed Ezio Faccioli ingegnere specializzato nello studio del comportamento del terreno dopo un sisma (in alto quinto e quarto da destra). 

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