«Si può stampare» era un tassello di
quel caleidoscopio letterario di cui si è persa memoria, ma che la
fondazione Cdec, del centro di
documentazione ebraica contemporanea di Milano, ha
ripubblicato nella nuova collana Scale Matte, nata a Venezia da
un’idea di Gadi Luzzatto Voghera, oggi direttore della fondazione,
e dell’amico giornalista Paolo Navarro Dina, rimasta per molto
tempo nel cassetto e rispolverata, in collaborazione
con la comunità ebraica di Venezia. Scale Matte (il richiamo è
all’edificio del ghetto di Venezia) pubblica, in forma anastatica e
con saggi introduttivi, libri
di valore
ma caduti nell’oblio inerenti la storia, la cultura e la tradizione
ebraica italiana e alla Shoah. Debutta con tre autori:
Silvia Forti, appunto, Attilio Milano e Adolfo Ottolenghi. E
proseguirà con Luciano
Morpurgo.
Di
questa iniziativa e del volume di Forti si parlerà oggi,
alle 17, alla biblioteca civica, con Luzzatto Voghera, con il
professor Renato Camurri, dell’Università di Verona, con l’editore
Luca Parisato e con Stefania Roncolato.