«Fin da subito», spiega Giardini, nel
gruppo Agesci Verona 10 dal 1975 al 1996, «gli scout sono impegnati
in attività di soccorso e di sostegno delle popolazioni in caso di
calamità naturali, come terremoti, alluvioni, inondazioni. È
un'avventura di “cittadinanza attiva”, fondata su fatti e non su
parole, e Verona è presente con gli scout, con i vigili del fuoco,
con la prefettura e le amministrazioni comunali».
Negli anni Sessanta, le associazioni
scautistiche riunite nella Federazione esploratori italiani (Fei),
insieme al Ministero dell'Interno che si avvale di prefetture e
pompieri, danno vita alla prima attività di preparazione di
volontari di Protezione civile che si svilupperà insieme ai Comuni,
alle Province e alle Regioni. Verona fa da apripista anche nella
formazione degli operatori e nel pronto intervento, coinvolgendo i
giovani esploratori scout, con figure come Antonio Pizzoli, medico e
capo scout, Franco Abriani, del Cngei; Silvano Barberi, oggi
ingegnere dirigente dei Vigili del fuoco dell'Emilia Romagna; Alberto
Tonolli, capo scout e pompiere.
Ma questa storia comincia ben prima. Il
14 novembre 1915 i Giovani esploratori italiani, del movimento laico,
diretti a un'esercitazione allo stadio, danno un primo esempio di
«protezione civile scout», immortalata da una famosa foto d'epoca,
soccorrendo in piazza Erbe i cittadini veronesi feriti dal
bombardamento aereo austriaco della prima guerra mondiale. Da allora
gli scout (nel 1916 nasce anche il movimento cattolico) affrontano
due guerre, anni di distruzioni e paesi da ricostruire, poi le
calamità naturali.
Nel secondo dopoguerra lo scautismo
italiano organizza in maniera più strutturata l'attività di
assistenza alle popolazioni. E gli scout veronesi sono nelle zone
alluvionate sul Po nel 1951 e sulla colata di fango del Vajont nel
1963. Fino alla grande chiamata nel 1966 quando nasce la Protezione
civile italiana, il cui primo incaricato della Fei è Mario Maffucci,
poi giornalista Rai, intervistato da Giardini e che sarà presente,
il 21 ottobre, con l'autore, gli amministratori comunali e diversi
ospiti, in sala Arazzi, a Palazzo Barbieri per la presentazione del
libro alle 10.30 (ingresso su invito).
Con il nuovo assetto, Verona è a
Cencenighe per l'alluvione del 1966 e per il terremoto in Belice
(1968), in Friuli (1976) e in Irpinia (1978).
«La protezione civile è una delle
massime espressioni dello scautismo che è essere competenti e sempre
pronti per aiutare gli altri», spiega Luca Antonioli, presidente del
Centro studi. «E nello scautismo ha una storia che viene da lontano,
come impegno nelle piccole e grandi catastrofi, ma anche come
formazione e preparazione. Così ragazzi e ragazze sono diventati
uomini e donne di un Paese nel quale l'essere contava più
dell'apparire. La speranza è che nella lettura di queste gesta possa
rinascere nei cuori la passione civile».
Il volume, su progetto editoriale di
Giorgio Montolli, con 145 foto, basato su documenti inediti e
testimonianze di protagonisti, è disponibile al Centro Brentegani di
Santa Maria in Stelle, in via Pantheon 10/A, aperto il martedì dalle
19 alle 22 e su appuntamento.
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