Con la schiena dritta sempre,
nonostante l'impresa che da ragazza le rubò cinque centimetri
d'altezza e nonostante i suoi 94 anni, ben portati, che la
costringono a camminare con un bastone. Che brandisce con forza
quando parla gesticolando. Con la schiena dritta e la lingua
schietta, Paola Del Din è una donna straordinaria che neppure
ventenne attraversò l'Italia occupata del 1944 con documenti segreti
cuciti nel cappotto da consegnare agli alleati a Firenze nel
tentativo – poi vanificato dagli effetti del precedente sbarco in
Normandia – di liberare lo Stivale dal nazifascismo con un approdo
dall'Alto Adriatico. Da Udine a Firenze e da lì a Roma, infine in
Puglia, a Monopoli, per poi tornare a casa («da mia mamma alla quale
avevo promesso che sarei tornata entro novembre») con un viaggio
rocambolesco conclusosi con un lancio in paracadute sulle sue terre
occupate e con la divisa militare inglese addosso.
Mossa da una visione liberale e
nazionale della battaglia antifascista, patriota della Osoppo attiva
nell'Udinese («Eravamo patrioti, non partigiani! Il partigiano sta
da una parte, noi eravamo per tutta l'Italia libera e onesta»), le
sue avventure ne hanno fatto la prima donna paracadutista militare
italiana e forse la prima anche ad aver effettuato un lancio di
guerra, mettendole al petto una Medaglia d'oro al valor militare.
L'unica -delle quattro conferite a donne viventi - per azione di
guerra.