23 agosto 2013

Cartolina dall'Egitto

«L'aeroporto era surreale. Una bolla fuori dal mondo e dal tempo». Luca Cavagna, villafranchese di 35 anni, è appena tornato da un viaggio in Tanzania. Lunedì era al Cairo, per prendere il volo verso Milano. E ha trovato il deserto tra terminal e gate.
Partito il 4 agosto e tornato il 19, è stato in Tanzania con altri ragazzi proprio mentre in Egitto si accendevano gli scontri tra sostenitori e oppositori del governo Morsi, in un paese in preda alla guerra civile. 

«Mentre volavamo sopra il Cairo non si vedeva caos, se non quello quotidiano di una città trafficata. L'immagine più impressionante è stata quella dell'aeroporto: pochi passeggeri, perlopiù italiani. Niente aerei sulle piste con bandiera europea; solo quelli per voli interni, e tutti Egyptair. Solo un paio per Dubai e Abu Dhabi. Il personale ai gate non aveva nulla da fare. Dovevamo attendere cinque ore e così abbiamo chiesto a un agente della sicurezza interna se si potevano raggiungere le piramidi, per visitarle in attesa del volo per Milano. Ce l'ha sconsigliato, non tanto per gli scontri, ma perché rischiavamo di rimanere bloccati per strada al ritorno e perdere il volo: le vie sono abbastanza libere in periferia e non è pericoloso, ma i militari dalle 19 alle 7 chiudono il passaggio per il coprifuoco. E così, durante l'attesa abbiamo dormito». In un aeroporto internazionale, tranquillo e silenzioso.

(Grazie a Luca per le foto)

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