«L'aeroporto
era surreale. Una bolla fuori dal mondo e dal tempo». Luca Cavagna,
villafranchese di 35 anni, è appena tornato da un viaggio in
Tanzania. Lunedì era al Cairo, per prendere il volo verso Milano. E
ha trovato il deserto tra terminal e gate.
Partito il
4 agosto e tornato il 19, è stato in Tanzania con altri ragazzi
proprio mentre in Egitto si accendevano gli scontri tra sostenitori e
oppositori del governo Morsi, in un paese in preda alla guerra
civile.
«Mentre volavamo sopra il Cairo non si vedeva caos, se non
quello quotidiano di una città trafficata. L'immagine più
impressionante è stata quella dell'aeroporto: pochi passeggeri, perlopiù
italiani. Niente aerei sulle piste con bandiera europea; solo quelli
per voli interni, e tutti Egyptair. Solo un paio per Dubai e Abu
Dhabi. Il personale ai gate non aveva nulla da fare. Dovevamo
attendere cinque ore e così abbiamo chiesto a un agente della
sicurezza interna se si potevano raggiungere le piramidi, per
visitarle in attesa del volo per Milano. Ce l'ha sconsigliato, non
tanto per gli scontri, ma perché rischiavamo di rimanere bloccati
per strada al ritorno e perdere il volo: le vie sono abbastanza
libere in periferia e non è pericoloso, ma i militari dalle 19 alle
7 chiudono il passaggio per il coprifuoco. E così, durante l'attesa abbiamo dormito». In un aeroporto internazionale, tranquillo e silenzioso.
(Grazie a Luca per le foto)
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