Disse «no». No
all’Anschluss che avrebbe portato l’Austria verso la deriva
nazista. No ai falò iconoclasti accesi sulla democrazia prima e
sulla cultura poi. No alla caccia agli ebrei. No alla follia omicida.
No al nazismo. Alla domanda interiore “da quale parte devo stare,
da quella di Dio o da quella di Hitler?” non trovò zone intermedie
in cui posteggiare la risposta. Scelse Dio e morì, decapitato nel
carcere di Brandeburgo
nell’agosto del 1943. Era Franz Jägerstätter,
un contadino di Sankt Radegund, paese dell’Alta Austria nei pressi
di Braunau, cittadina
natale di Adolf Hitler. Segnato dalla vita come potevano esserlo
tutte le esistenze nel buio degli anni Trenta, ma coerente fino alla
fine a quella fiammella che accese in lui la moglie cattolica praticante,
Franziska Schwaninger: la fiamma della coscienza, che oggi
racconta in «Solo contro Hitler. Franz Jägerstätter,
il primato della coscienza» (Edizioni Emi) il giornalista Francesco
Comina, già autore di «L’uomo che disse no a Hitler, Josef
Mayr-Nusser, un eroe solitario».
17 ottobre 2021
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