25 settembre 2018

Storie di oggi e di cuore

 I cinque anni di anniversari della Grande Guerra, che quest'anno volgono al termine, ci hanno restituito storie sepolte da cento anni. Ma anche il conforto che è ancora viva tra le persone una «pietas» che le porta, senza tornaconto alcuno, a cercare di restituire un nome ai caduti di quel conflitto fagocitante e di riportarli a casa raccontandone le vicende. Il concorso degli affetti di parenti messisi in cerca di cari che neppure hanno conosciuto, ma dei quali avevano sentito parlare, si è intrecciato con i volontari che hanno messo a frutto dati di ricerche e talvolta manovalanza per poter rispondere ai loro quesiti: dov'è caduto il mio bisnonno? Dove è morto? Che ne fu di lui? L'emozione si fa largo quando arrivano queste risposte, e ancor più fa vibrare le corde del cuore quando a bussare alle porte delle famiglie ci sono storie di caduti dei quali non si sapeva l'esistenza e che grazie a persone generose hanno ritrovato il loro posto nella storia. Sono tornati a casa.
È l'emblema di questa nuova umanità la vicenda scritta, tra maggio e giugno, a cima Neutra, da recuperanti vicentini e alpini del Sesto di Verona. Dopo cento anni, infatti, qualcuno può portare un fiore laddove furono sepolti bisnonni e prozii caduti sul fronte nel 1917, tra le alture vicentine sopra il Comune di Arsiero, e coperti dall'oblio, avviluppati nel bosco.

6 agosto 2018

Isolina Canuti, uccisa, vilipesa e sepolta senza giustizia

di Maria Vittoria Adami
«L'Arena», domenica 22 agosto 

Le carte dove le metti stanno. Finché qualcuno non le va a cercare, aprendo storie cristallizzate che riprendono da dove si erano fermate. Accade ogni giorno negli archivi come quello di Stato di Verona dove è andato a frugare, sulle tracce di Isolina Canuti, l'avvocato Guariente Guarienti, con l'aiuto del direttore Roberto Mazzei, riportando alla luce la sentenza del processo Todeschini del 30 dicembre 1901: è il testo con il quale il direttore responsabile di Verona del popolo, l'avvocato e deputato Filippo Mario Todeschini, viene condannato a 23 mesi di carcere per diffamazione a danno di Carlo Trivulzio, tenente del sesto alpini, di benestante famiglia udinese, principale indiziato (ma subito assolto) del feroce assassinio di Isolina Canuti morta soffocata, mentre si tentava di procurarle un aborto, fatta a pezzi e gettata in un sacco nell'Adige.
L'ANTEFATTO La mattina del 16 gennaio 1900 due donne sulla riva del fiume, vicino a ponte Aleardi, rinvengono un fagotto a pelo d'acqua: contiene i pezzi di un corpo di donna senza testa. Clelia Canuti riconoscerà, tra questi, i frammenti del vestito della sorella Isolina, 19 anni, incinta di quattro mesi e scomparsa dalla sera del 14 gennaio, una domenica. L'Italia intera è sconvolta. La stampa reclama unanime che i colpevoli abbiamo il meritato castigo. Il ministro degli interni e della guerra Luigi Pelloux mette in palio una ricompensa di 2.000 lire per chi scova l'assassino. Man mano però che la vicenda si fa chiara, Stato, esercito, magistratura e buona parte dell'opinione pubblica tira i remi in barca.

27 marzo 2018

Lucia Nutrimento, filosofa e insegnante, faro di libertà dei giovani



Da L'Arena, 13 dicembre 2017, p.52
di Maria Vittoria Adami

La figura esile, gli occhi scuri espressivi, i capelli castani raccolti in una treccia avvolta sul capo e la passione per lo studio. Il 12 dicembre 1959 moriva, a 48 anni, Lucia Nutrimento, professoressa di storia e filosofia al liceo Scipione Maffei e uno dei pochi volti femminili nell’ambiente, quasi in toto maschile all’epoca, dell’Accademia di agricoltura scienze e lettere. Tra i fondatori del circolo filosofico Giuseppe Zamboni, filosofa autrice de La definizione del bene (1936), di Sull’esito della filosofia (1941) e di saggi introduttivi a Montesquieu, Fénelon, Constant, Vico e al Vangelo di San Giovanni, Nutrimento è stata un’insegnante che ha lasciato il segno nel cuore dei suoi studenti, in silenzio. Come in silenzio ha contributo alla lotta antifascista per la libertà, soprattutto, delle idee.

15 febbraio 2018

Guerra, donne e follia

È uscito il mio nuovo saggio Le donne, la guerra, la follia. Le ricoverate al manicomio di Verona nel primo conflitto mondiale su «Dep, deportate, esuli, profughe», la rivista telematica di studi storici su tematiche femminili dell'Università Ca' Foscari di Venezia, n.36 01/2018.
Si tratta di una ricerca - dopo quella dedicata ai soldati nel mio L'esercito di San Giacomo - sulle cartelle cliniche delle donne ricoverate al manicomio di San Giacomo di Verona durante la Grande Guerra. Dalle anamnesi e dai documenti contenuti si può tracciare la storia di madri, mogli e sorelle preoccupate per la sorte di figli, mariti e fratelli al fronte. Ma ci sono anche storie di donne sfollate dalle zone trentine e profughe a Verona, come il particolare caso della colonia di Legnago esclusiva per cittadini della Vallarsa, o di donne traumatizzate dai bombardamenti aerei sulla città. Tutti gli effetti, insomma, del primo grande conflitto totale che coinvolse la popolazione civile.

This article looks based on the medical records of women admitted to the S. Giacomo asylum in Verona between 1915 and 1919, illustrates the consequences of the conflict on women’s lives and mind and their long-term effects. It dwells on women’s traumatic experience of loss and on their condition of refugees.

Dove parlo di storia questa settimana

Martedì 3 dicembre alle 21 chiacchiero su Lucia con la professoressa Isabella Roveroni . Saremo al centro sociale di Quaderni di Villafranca...